Hi-Fi… in pillole – La sorgente analogica

Di MIRCO SARTO, titolare di HiFi Record a Padova

Con questa nuova “pillola” dedicata al mondo hi-fi, oggi vediamo in dettaglio le molteplici possibilità date dalle sorgenti analogiche (giradischi, registratori a bobine e a cassette).

Partiamo dalla sorgente analogica per eccellenza: il Giradischi.

Un giradischi è composto da tre elementi di base: PiattoBraccio e Fonorivelatore.

  1. Piatto: generalmente in metallo o vetro, sul quale viene appoggiato il disco in vinile, il piatto viene fatto girare alla velocità prevista dal disco (33, 45 o 78 giri al minuto), solitamente tramite una cinghia (trazione a cinghia) oppure direttamente da un motore collocato sotto il perno (trazione diretta
  2. Braccio: asta in metallo oppure in fibra di carbonio che mediante un sistema di contrappesi permette di mantenere costante la pressione del fonorivelatore durante la lettura delle tracce del disco
  3. Fonorivelatore: detta comunemente Testina (cartridge) è composta da una Puntina (in zaffiro o diamante in quelle attuali, una volta erano in cristallo o ceramica) montata su un’estremità di una astina metallica oppure in carbonio (cantilever) che segue il microsolco del disco trasmettendo le vibrazioni alla testina, la quale mediante diversi sistemi – magnete mobile (Moving Magnet / MM), oppure bobina mobile (Moving Coil / MC) – li traduce in segnali elettrici che poi vengono inviati all’amplificatore

Ogni elemento del giradischi gioca quindi un ruolo importante per determinare il risultato finale che si desidera ottenere dalla lettura di un vinile.

Le domande più comuni sui giradischi sono solitamente queste:

  1. Trazione a cinghia oppure trazione diretta? 
    La risposta che mi sento di dare è questa: per realizzare un buon giradischi a trazione diretta servono eccellenti materiali e capacità tecnica/realizzativa che portano il costo finale del giradischi sopra i 500 euro, per cui per la maggior parte dei casi, soprattutto per sistemi ben suonanti ma economici, è preferibile la trazione a cinghia
  2. Braccio dritto o braccio a “S”? 
    Vanno benissimo entrambi ma dipende da come sono stati realizzati, preferibili quelli in carbonio o altra lega similare, la precisione del posizionamento della testina è fondamentale per la corretta lettura delle informazioni sul microsolco del disco
  3. Testina MM oppure MC? 
    È una questione di budget: le testine MC (Moving Coil) sono tendenzialmente più performanti e ricche di armoniche, costano di più di quelle MM (Moving Magnet) e soprattutto, avendo un livello di uscita più basso necessitano di un preamplificatore phono MC di adeguato livello altrimenti non vengono apprezzate per quello che effettivamente possono esprimere. Per questo consiglio sempre di valutare oltra al costo della testina MC anche il costo di un adeguato pre phono. Direi che tra testina e pre phono 700/800 euro sono l’investimento minimo. Ci sono sul mercato alcuni modelli di testina MC ad Alta Uscita che possono essere collegate ad un pre phono MM (tra queste la Denon DL110) 
  4. Meglio un buon vintage anni 80 tipo Thorens oppure un modello nuovo? 
    La questione è po’ complessa perché nel vintage si trovano giradischi di livelli molto diversi e spesso con prestazioni molto inferiori a quelle dei modelli attuali di fascia media. Un Thorens TD160 o TD320 degli anni 80 se non viene revisionato e sistemato bene, specie nei cablaggi, con il braccio di base in dotazione all’epoca, non ha molte chance rispetto ad un Rega P2 di oggi.

Per concludere questa prima introduzione direi che un giradischi a cinghia discreto con un braccio dignitoso e una onesta testina MM non può costare meno di 300 euro sia nuovo che usato. Sotto questa cifra si rischia di prendere qualcosa che farà anche suonare i dischi ma con molte probabilità non riuscirà a far apprezzare molte sfumature del vinile…

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Il mondo dell’analogico offre anche un’altra esperienza di ascolto molto interessante, a volte qualitativamente superiore a quella del vinile, che è quella dei registratori a bobine (reel-to-reel).

In questo caso il risultato finale di ascolto dipende ovviamente dalla qualità del registratore a bobine ma un fattore determinante è rappresentato dalla “generazione” della registrazione su nastro di cui si dispone, in quanto ogni passaggio nella duplicazione comporta di fatto una perdità di qualità. Disporre di un nastro di seconda o terza generazione può risultare un po’ costoso ma è sicuramente molto molto appagante!
Se avete piacere di approfondire sono sempre a disposizione per info e consigli 😉

I registratori a bobine sono solitamente stereofonici, a 2 o 4 tracce, con velocità di registrazione e riproduzione che può essere a 9, 5, 19 oppure in alcuni casi anche a 38 cms. La maggiore velocità di registrazione/riproduzione garantisce migliori performance rispetto a quella più bassa.

Le performance dei registratori dipendono sia da elementi costruttivi ma anche, trattandosi di macchine con almeno 35/40 anni di vita, dal livello di usura delle testine e dallo stato manutentivo generale.

Anche i registratori a cassette molto in voga negli anni 70/80, prima dell’arrivo del CD, possono rappresentare un’ottima sorgente analogica. L’utilizzo principale era quello di trasferire i vinili su cassette audio per poi riprodurle in casa oppure in auto. C’era parecchia offerta anche di cassette audio già registrate dalle case discografiche e ci sono ancora oggi molti appassionati che le conservano. 
Il deperimento naturale dei nastri è uno dei fattori più critici di questi supporti magnetici. 

La qualità raggiunta da alcuni produttori come Nakamichi e Aiwa rimane leggendaria e spesso quando faccio sentire qualche cassetta in negozio vedo lo stupore sul viso di molti appassionati.


La prossima settimana esploreremo in dettaglio la sorgente digitale e la musica liquida.
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Hi-Fi… in pillole

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